Processo omicidio Titone. L’accusa chiede l’ergastolo per Parrinello e 25 anni per Scandaliato

Trapani – Ormai è alle battute finali il processo per l’omicidio di Antonino Titone, che si celebra in Corte d’Assise, presidente, giudice Daniela Troja. Sul banco degli imputati Giovanni Parrinello e la compagna, Lara Scandaliato. Ieri la requisitoria del Pm Giuseppe Lisella, che ha chiesto per Giovanni Parrinello la pena dell’ergastolo e per la Scandaliato 25 anni di carcere. Pene pesanti. Antonino Titone, marsalese fu trovato senza vita il 26 settembre 2022 nella sua abitazione, in zona Porticella, a Marsala. Fu ucciso a colpi di “piede di porco”. Ieri ci sono state le conclusioni delle parti civili. L’avvocato Vito Daniele Cimiotta legale di parte civile di una sorella della vittima, nel corso del suo intervento ha ribadito come “Il delitto è aggravato dalla crudeltà, l’imputato ha arrecato con la propria condotta estreme sofferenze alla vittima”. Poi la discussione della sola difesa di Giovanni Parrinello. La discussione della difesa di Lara Scandaliato e la sentenza sono previste per il 16 dicembre prossimo.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicola Gaudino e Salvatore Fratelli. Un omicidio questo che destò grande scalpore a Marsala proprio per l’efferratezza con il quale fu compiuto. Secondo gli investigatori, alla base del fatto di sangue ci sarebbe stato, molto probabilmente, un vecchio debito non saldato della vittima per una fornitura di stupefacenti. Pare, sia stata questa la causa scatenante del delitto. Fu la Scandaliato, lo stesso giorno dell’omicidio, interrogata dai carabinieri, ad accusare il compagno Parrinello e a far ritrovare l’arma: un piccolo piede di porco con il quale furono inferti 27 colpi al cranio al Titone. Poi, però, anche la donna è finita in carcere. Gli investigatori, infatti, hanno scoperto che la Scandaliato non era fuori dall’abitazione di Titone, ma sarebbe stata dentro con Parrinello e avrebbe partecipato al delitto. Dopo l’omicidio, i due imputati si sarebbero impossessati del portafoglio della vittima, che Parrinello riteneva gli dovesse del denaro. Nel corso dell’ultima udienza Parrinello dopo avere reso dichiarazioni spontanee alla Corte contrastando la versione che aveva fornito la Scandaliato aveva anche chiesto scusa ai familiari della vittima. Successivamente il suo difensore aveva chiesto una perizia psichiatrica e la possibilità di risentire due testi per riferire sul dna presente su un coltello che era all’interno dell’abitazione, ma entrambe le richieste erano state rigettate.

Trapani. Smantellato market della droga in via Rodolico, arresti e denunce

Trapani – Ancora un blitz antidroga a Trapani. Location dell’attività di servizio dei carabinieri della Compagnia di Trapani il quartiere di Fontanelle. In manette un 61enne e due minorenni trapanesi, smantellando un market dello spaccio di via Rodolico.

Nel corso di un servizio finalizzato al contrasto del traffico di stupefacenti, che ha visto l’impiego di 50 militari dell’Arma e l’ausilio di personale dei Vigili del Fuoco, è stato individuato un appartamento al piano terra, abusivamente occupato, adibito a vero e proprio supermercato h24 della droga. L’abitazione, protetta da grate in ferro, porte blindate e impianto di videosorveglianza, risultava allestita in modo tale da consentire la vendita del narcotico attraverso feritoie della blindatura del fortino, mediante le quali avvenivano le cessioni delle dosi agli acquirenti e il pagamento del relativo prezzo.

Fatto accesso all’interno oltre a due giovani di 16 e 17 anni, di turno in quel momento, a protezione della casa di spaccio, vi erano un pitbull adulto e uno di pochi mesi “in fase di addestramento”. Lo scenario era quello immaginato dai Carabinieri, venivano infatti rinvenuti dosi di hashish pronte alla vendita, materiale per la produzione e il confezionamento di crack, soldi in contanti per oltre 6 mila euro, nonché la contabilità manoscritta delle vendite e il relativo tariffario. Trovati, all’interno di altro adiacente immobile, anche dei fuochi d’artificio, presumibilmente utilizzati per segnalare a distanza
la disponibilità dello stupefacente.

L’abitazione fortificata è stata liberata e sottoposta a sequestro. Gli arresti sono stati convalidati ed è stato disposto: per il 61enne gli arresti domiciliari; per i minorenni invece il collocamento in comunità per uno e obbligo di permanenza in casa per l’altro.

Alla conclusione del servizio sono state denunciate per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti
altre tre persone sottoposte a perquisizione in un’altra abitazione dello stesso quartiere e qui sono stati sequestrati 3 panetti 300 grammi di hashish bilancini di precisione e materiale per il confezionamento.

Omicidio Vincenzo Favoroso. Condannato a 5 anni e 10 mesi Gaspare Favara

Castelvetrano – Gaspare Favara, 36 anni di Castelvetrano è stato condannato a cinque anni e dieci mesi di reclusione per l’omicidio colposo di Vincenzo Favoroso, conosciuto nell’ambiente del tifo calcistico con il soprannome di “Takata”.  Per gli altri nove imputati, tutti di Castelvetrano, accusati di omissione di soccorso e occultamento di cadavere, le pene sono state comprese tra i 4 e i 10 mesi di reclusione. Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato.

Vincenzo Favoroso, capo degli ultras della Folgore di Castelvetrano, fu ucciso da un colpo esploso da un fucile a canne mozze, nel corso di una serata presenti un gruppo di amici in un casolare di Castelvetrano il 26 novembre 2020.

Il suo cadavere fu rinvenuto intorno alle 4 dell’indomani dai Carabinieri della Compagnia di Castelvetrano nella via Manganelli, alla periferia di Castelvetrano, un luogo diverso da dove era avvenuto l’incidente.

Furono i militari dell’Arma a rinvenire alcuni mesi dopo le armi che il gruppo aveva tentato di disfarsi: due fucili a canne mozze, uno nascosto nel tronco di un albero di olivo, un’altro gettato nel fiume Modione, insieme a munizioni. Gaspare Favara, 35 anni, dopo essere stato arrestato, tornò libero un paio di mesi dopo. Secondo la ricostruzione dei fatti, nel mostrare l’arma a Favoroso, esplose involontariamente il colpo.

Trapani. A processo per violenza sessuale l’olimpionico Antonino Pizzolato

Trapani – Il due volte medaglia di bronzo nel sollevamento pesi, alle olimpiade di Tokio del 2020 e Parigi 2024, Antonino Pizzolato, è imputato per violenza sessuale di gruppo aggravata. L’olimpionico che gareggia per le fiamme oro è accusato di aver violentato insieme ad altri tre amici una turista finlandese di 27 anni in un residence sul lungomare di Trapani il 22 luglio 2022.

Il processo, con rito ordinario, per la violenza sessuale si è aperto il 5 febbraio di quest’anno davanti al collegio del tribunale di Trapani. Con Pizzolato, 28 anni originario di Castelvetrano ma residente a Ladispoli nel Lazio, sono a giudizio Davide Lupo, 31 anni di Ribera (Agrigento); Claudio Tutino 35 anni di Cattolica Eraclea (Agrigento) e Stefano Mongiovì, 30 anni anche lui di Ribera. Oggi davanti al collegio trapanese è stata sentita in aula la vittima. La giovane è stata sentita per quattro ore ed ha ripercorso quanto accaduto la sera del 22 luglio di due anni fa Ha ribadito le violenze, di aver provato a fermarli, ma poi terrorizzata dalla violenza, sarebbe rimasta immobile in attesa che tre dei quattro imputati finissero di abusare di lei.

Nel luglio del 2022, la 27enne aveva denunciato una violenza sessuale di gruppo da parte di 4 persone durante la sua vacanza a Trapani. La turista finlandese si trovava in vacanza in Sicilia e aveva raccontato quanto le era accaduto a un’amica che l’aveva spinta a chiamare i carabinieri il giorno stesso. A quel punto era iniziata la caccia all’uomo, terminata quasi subito grazie a un testimone, intervenuto per soccorrere la giovane, che aveva permesso alle forze dell’ordine di individuare in breve tempo uno dei 4 presunti responsabili dello stupro.

Tutto era avvenuto nell’appartamento di un residence dove alloggiava uno dei 4 giovani accusati: la 27enne finlandese aveva raccontato di essere stata trascinata nell’appartamento dopo essere stata costretta a bere alcolici e poi abusata dai 4. Secondo una prima ricostruzione, la vittima si trovava in Sicilia da qualche giorno insieme ad alcune amiche conosciute in spiaggia.

La ragazza aveva raccontato agli inquirenti di aver conosciuto il gruppo di 4 ragazzi in un locale dove si era recata in compagnia delle amiche. Dopo una serata trascorsa tutti insieme, tre delle giovani della comitiva avrebbero deciso di tornare a casa, mentre la 27enne era rimasta con gli altri 4 ragazzi. La giovane, già in stato di ebbrezza perché costretta a bere, sarebbe stata trascinata nell’appartamento del residence e violentata.

La prima udienza del processo si era tenuta il 5 febbraio scorso innanzi il tribunale di Trapani. Durante la prima seduta erano stati ascoltati i carabinieri intervenuti dopo la violenza. I militari confermarono quanto già raccontato dalla 27enne agli inquirenti.

Violenze nel carcere Pietro Cerulli, le reazioni [VIDEO]

Trapani – Dopo il blitz che ieri ha portato ai domiciliari 11 agenti della polizia penitenziaria e 14 sono stati invece sospesi dalla polizia penitenziaria arrivano le reazioni.

Le reazioni

La senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il giovane ucciso a Roma il 22 ottobre 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare (il 4 aprile 2022 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva due carabinieri) commenta l’inchiesta sul carcere di Trapani. «Ancora agenti della polizia penitenziaria accusati di violenze e torture, questa volta a Trapani. Una cosa gravissima. Ormai non c’è regione d’Italia dove le mele marce della polizia penitenziaria non siano accusate di abusi e comportamenti violenti ai danni dei carcerati. Poche mele marce che però infangano l’intero corpo della polizia penitenziaria. Anche dopo questa ennesima inchiesta della magistratura che ha portato agli arresti domiciliari 11 agenti e alla sospensione dal servizio per altri 14 il sottosegretario Delmastro prova gioia intima?».
«È ora di dire basta alle torture in carcere. Chiediamo al ministro Nordio – aggiunge – di intervenire, ma soprattutto chiediamo alla maggioranza di fermarsi con le disposizioni del ddl Sicurezza che peggioreranno la situazione negli istituti penitenziari».

«Il reato di tortura ha rotto il muro di omertà». Così il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella, commenta gli arresti degli agenti penitenziari a Trapani.
«Quanto emerso in queste ore relativamente a quello che è accaduto nel carcere di Trapani, dove 46 persone sono indagate per vari reati, tra cui quello di tortura, segnala ancora una volta quanto questo reato sia fondamentale, per diverse ragioni – dice Gonnella -. Da una parte per perseguire i responsabili di questo crimine. Dall’altra, nel far sentire il supporto dello Stato alle persone che subiscono torture o violenze in carcere che oggi, molto più di prima, tendono a denunciare questi episodi. Per ultimo, anche per rompere il muro di omertà che troppo spesso in casi simili si creava in passato». «Come già accaduto in altri casi – aggiunge – l’indagine, scattata dopo alcune denunce effettuate dalle persone detenute, è stata condotta dal nucleo investigativo della polizia penitenziaria, nel caso specifico quello regionale di Palermo, coordinato dal nucleo investigativo centrale».

Cresce l’indignazione per le vicende accadute nel carcere di Trapani. Il senatore del Partito Democratico Walter Verini ha richiesto che il ministro della Giustizia Carlo Nordio riferisca in aula per chiarire la posizione del governo e le azioni intraprese a seguito dello scandalo. Le dichiarazioni di Verini – “Le notizie che arrivano da Trapani sono sconvolgenti e richiedono una risposta immediata. È necessario che il ministro Nordio si presenti in Senato per prendere le distanze dalle dichiarazioni disumane e incostituzionali del sottosegretario Delmastro Delle Vedove. Se il ministro non lo farà, si renderà complice di una visione che mina i principi fondamentali dello Stato di diritto,” ha dichiarato Verini durante un intervento nell’Aula del Senato. Il riferimento è alle recenti affermazioni di Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia, che hanno sollevato un’ondata di polemiche per il tono sprezzante nei confronti dei diritti dei detenuti.

Anche Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali, ha chiesto l’intervento del ministro Nordio: “Gli arresti e le accuse di tortura non possono essere sottovalutati. Il Parlamento deve sapere se il ministro intende ancora proporre modifiche al reato di tortura, come ipotizzato in passato.”

Un caso che scuote il sistema penitenziario – L’arresto degli agenti penitenziari e le accuse mosse a loro carico riaccendono il dibattito sulle condizioni di detenzione in Italia e sul rispetto dei diritti umani nei penitenziari. La vicenda di Trapani si aggiunge a una serie di scandali che negli ultimi anni hanno sollevato preoccupazioni sul comportamento di alcune frange delle forze di sicurezza all’interno delle carceri. La questione verrà probabilmente affrontata in Parlamento nei prossimi giorni, con l’attenzione rivolta non solo alle responsabilità individuali, ma anche al ruolo delle istituzioni nel garantire che simili episodi non si ripetano.

«Il reato di tortura ha rotto il muro di omertà». Così il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella, commenta gli arresti degli agenti a Trapani. «Quanto emerso in queste ore relativamente a quello che è accaduto nel carcere di Trapani, dove 46 persone sono indagate per vari reati, tra cui quello di tortura, segnala ancora una volta quanto questo reato sia fondamentale, per diverse ragioni – dice Gonnella -. Da una parte per perseguire i responsabili di questo crimine. Dall’altra, nel far sentire il supporto dello Stato alle persone che subiscono torture o violenze in carcere che oggi, molto più di prima, tendono a denunciare questi episodi. Per ultimo, anche per rompere il muro di omertà che troppo spesso in casi simili si creava in passato». «Come già accaduto in altri casi – aggiunge – l’indagine, scattata dopo alcune denunce effettuate dalle persone detenute, è stata condotta dal nucleo investigativo della polizia penitenziaria, nel caso specifico quello regionale di Palermo, coordinato dal nucleo investigativo centrale». «Ora ci auguriamo che si faccia piena chiarezza su quanto accaduto, riconoscendo in sede di indagini e processuale le eventuali responsabilità. Non possiamo però che esprimere soddisfazione nel sapere che all’interno dell’Amministrazione penitenziaria ci siano professionalità in grado di far respirare le persone detenute, riconoscendo i loro inalienabili diritti“ conclude Gonnella.

In manette rapinatore seriale ad Alcamo, le sue vittime persone anziane

Alcamo – Misura cautela in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Trapani, nei confronti, di un cittadino marocchino resosi responsabile di numerose rapine. La misura è stata eseguita dagli agenti del Commissariato di Alcamo.

La misura origina da una scrupolosa attività svolta dagli agenti della squadra investigativa del Commissariato di Alcamo. Tra la fine del mese di settembre ed i primi giorni del mese di novembre, principalmente nel centro storico della città di Alcamo, si sono registrati molteplici furti in abitazione ed ad esercizi commerciali, nonché rapine in pregiudizio di anziane donne che, proprio per la loro vulnerabilità, erano facili “prede” da colpire. Destando particolare preoccupazione nella cittadinanza.

Alla luce di due gravi rapine consumate tra la fine di settembre e la metà di ottobre ai danni di due anziane signore, di anni 82 e 87, gli agenti della squadra investigativa del Commissariato di Alcamo, sulla base delle dinamiche raccontate dalle vittime, hanno rilevato come gli eventi in argomenti fossero riconducibili ad un unico autore che agiva in solitaria. Il lungo e attento esame di numerosi filmati acquisiti da diversi sistemi di sorveglianza ha consentito di individuare l’autore delle rapine in un cittadino extracomunitario di nazionalità marocchina di anni 39, senza fissa dimora, che, peraltro, è stato identificato da una delle vittime dopo un riconoscimento fotografico. Le risultanze della certosina attività d’indagine sono state rappresentate all’Autorità giudiziaria che ha chiesto ed ottenuto dal Gip del Tribunale di Trapani la misura cautelare personale della custodia in carcere. I poliziotti hanno fermato il cittadino straniero presso l’autostazione dei pullman in procinto di lasciare Alcamo ed hanno, dato corso alla misura cautelare.

La seconda misura cautelare degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico, eseguita ancora dagli agenti del commissariato di Alcamo, è stata emessa dalla Corte di Appello di Palermo nei confronti di un pregiudicato alcamese responsabile di numerosi furti ai danni di attività commerciali.

Il giovane alcamese sebbene già sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora con prescrizioni, aveva messo a segno una serie ininterrotta di furti – più di dieci quelli denunciati dalle vittime – in pregiudizio di esercizi commerciali, palestre, uffici comunali ed abitazioni. Dai fatti oggetto di indagine è emersa l’inidoneità della misura a cui risultava sottoposto il giovane e per i quali è stato richiesto l’aggravamento della stessa con quella custodiale domiciliare con applicazione del braccialetto elettronico.

Alcamo. Incastrato dai tatuaggi il ladro seriale che rubava i distributori automatici [VIDEO]

Alcamo – Incastrato dai tatuaggi un alcamese di 46 anni pregiudicato, è accusato di aver messo a segno almeno 9 furti ai danni distributori automatici della città. Nei confronti dell’uomo il gip ha disposto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico misura eseguita dai carabinieri della compagnia di Alcamo.

L’uomo già conosciuto alle forze dell’ordine è l’autore di una serie di furti ai danni di distributori automatici messi a segno nel mese di settembre scorso. L’indagine dei militari dell’Arma – coordinata dalla Procura della Repubblica – è scattata dopo le denunce di furto presentate dai commercianti che avevano subito, in rapida successione, il danneggiamento dei distributori e il furto delle monetine.

Il 46enne, nel solo mese di settembre, avrebbe messo a segno 9 colpi portando via, in ogni circostanza, una somma fra i 200 e i 700 euro. I furti ai distributori avvenivano nel corso della notte (in due circostanze sono stati riscontrati più colpi andati a segno, nella stessa notte). L’uomo agiva travisando parzialmente il volto. A tradirlo, le immagini estrapolate dai circuiti di videosorveglianza installati in ogni punto svaligiato, dall’analisi sarebbe emerso il medesimo modus operandi e l’esatta corrispondenza somatica dell’uomo e dei suoi connotati (con particolare riferimento ad alcuni tatuaggi ben visibili).

Al 46enne è stato pure contestato il reato di ricettazione, poiché avrebbe utilizzato un Fiat Doblò rubato nel mese di settembre ad un 54enne di Trapani.

Non si ferma ad un posto di blocco, arrestato un 47enne

Trapani – I Carabinieri della Compagnia di Trapani hanno arrestato, per resistenza a Pubblico Ufficiale, un 47enne che non si sarebbe fermato all’ALT dei militari.

Durante un posto di blocco, in orario notturno, i Carabinieri intimavano l’ALT al 47enne che, invece di arrestare la marcia, eseguiva manovre ad elevata velocità mettendo in pericolo l’incolumità pubblica.

Dopo un inseguimento per le vie cittadine veniva infine fermato e, oltre all’irregolarità dei documenti di guida (revisione, assicurazione e patente scaduti), i militari rivenivano e sottoponevano a sequestro una dose di sostanza stupefacente tipo crack. Tratto in arresto, a seguito dell’udienza di convalida, è stato sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora nei comuni di Trapani ed Erice.

Racalmuto, donna cade dal balcone, le sue condizioni sono gravi

Racalmuto (Agrigento) – E’ caduta dal balcone della sua abitazione, al terzo piano di una palazzina, nel centro storico di Racalmuto. E’ accaduto nella tarda mattina di oggi (8 novembre). La donna una 50enne ha riportato gravi lesioni in varie parti del corpo.

Scattato l’allarme la signora è stata trasferita in elisoccorso all’ospedale Sant’Elia a Calatanissetta, la prognosi è riservata. Non è ancora chiara la dinamica dei fatti. Sulla vicenda indagano i carabinieri.

Pare che lo scorso 2 agosto, il marito della donna, era caduto sempre dallo stesso punto mentre stava effettuando dei lavori domestici, riportando numerose ferite ma riuscendo a salvarsi. Stamane è toccato alla moglie.

Bagheria. Aggrediscono poliziotti, daspo a padre e figlio

Bagheria – Emessi dal Questore di Palermo due provvedimenti di Daspo Willy (divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento) nei confronti di due persone rispettivamente padre e figlio, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di gravi condotte che hanno turbato l’ordine e la sicurezza pubblica. La misura di prevenzione interdittiva, della durata complessiva di tre anni, impedisce ai due soggetti indagati, destinatari del provvedimento, di accedere e stazionare nelle immediate vicinanze di alcuni locali di pubblico intrattenimento ovvero esercizi pubblici presenti nel territorio di Bagheria limitrofi al luogo dell’aggressione.

La misura di prevenzione trae origine da un episodio di violenza avvenuta lo scorso 30 ottobre, quando padre e figlio, in due distinti momenti, si sono resi protagonisti di una violenta aggressione ai danni degli “Agenti del Commissariato di Bagheria”. Gli agenti sono stati fatti bersaglio di frasi ingiuriose, minacce e violenze riportando lesioni personali.

In particolare i poliziotti, inviati in via Consolare a Bagheria, per sedare una lite scoppiata in seguito ad un incidente stradale, sono stati prima oltraggiati da un minore, il quale, seppur non coinvolto nella lite ma spettatore del diverbio stradale, avrebbe proferito frasi altamente oltraggiose all’indirizzo degli agenti e, successivamente, posto in atto azioni violente tentando di colpire per due volte uno dei poliziotti con una testata.

Gli operatori, ultimato l’intervento e riportata la calma, hanno tentato di identificare il soggetto ma dopo vari e inutili tentativi di contenerlo sono stati costretti all’utilizzo della pistola ad impulsi elettrici. Il minore, sottoposto a perquisizione, è stato trovato in possesso di un coltello a serramanico con lama lunga 8 cm, rinvenuto all’interno di un marsupio.

Il padre del minore, dopo aver assistito da lontano alla scena, intervenuto in difesa del figlio, sarebbe arrivato sul posto ed, a tutta velocità in sella ad uno scooter elettrico, sceso dal mezzo, lo avrebbe scaraventato addosso ad un poliziotto. Alla luce dei fatti emersi entrambi sono stati denunciati in stato di libertà per violenza o minaccia, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale, lesione personale. Il minore inoltre è stato denunciato per porto di armi od oggetti atti ad offendere.

Gli odierni provvedimenti, emessi dal Questore di Palermo, all’esito degli accertamenti sviluppati dalla Divisione Anticrimine della Questura, sono volti sia a prevenire il verificarsi di disordini negli esercizi pubblici o di pubblico intrattenimento, sia a contrastare i fenomeni di illegalità che pongono in serio pericolo la sicurezza pubblica e l’incolumità dei cittadini.

A carico del minore, denunciato anche per porto di armi od oggetti atti ad offendere inoltre è stato applicato il daspo “fuori contesto” che, come da recente normativa, impedisce l’accesso a persone che si siano rese responsabili di gravi reati, realizzati al di fuori del contesto sportivo, allo scopo di impedire che queste possano riprodurre le stesse condotte illecite o violente, anche all’interno degli stadi o in luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive, nei quali comportamenti analoghi potrebbero comportare gravi rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Poiché le condotte del minore sono indicative di una propensione alla violenza, gli è stato vietato per un periodo di 4 anni di accedere agli impianti sportivi del territorio nazionale ove si disputeranno tutte le manifestazioni calcistiche, anche amichevoli ampiamente pubblicizzate, dei Campionati italiani di serie “A”, “B”, “C” organizzati e disciplinati dalla FIGS, compresi quelli riconducibili alla Divisione “calcio a 5” della succitata Federazione italiana gioco calcio, Lega Nazionale Dilettanti, nonché dei tornei nazionali organizzati dalla F.I.F.A e quelli DI Champions League, Europa League, Coppia Intercontinentale e Conference League organizzati dalla UEFA, TIM CUP E Supercoppa di Lega , e quelli della Nazionale Italiana di Calcio, Campionato Primavera, Coppa Italia Primavera, Supercoppa Primavera.

Giova precisare che gli odierni indagati, sono, allo stato, indiziati in merito ai reati contestati e che la loro posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una, eventuale, sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.