Panico stamane a Favara per un incendio in una mansarda

Favara (Agrigento) – Momenti di panico a Favara per un incendio divampato questa mattina attorno alle 7.30 in una mansarda situata all’ultimo piano di una palazzina in via Olanda. Per fortuna i residenti, viste le fiamme, sono riusciti in tempo ad abbandonare l’appartamento, non si registrano feriti.

Lanciato l’allarme, sul posto sono intervenute tre squadre di Vigili del fuoco che in qualche ora hanno domato il rogo.

Ancora non è chiara la causa che ha provocato l’incendio. Da una prima ricostruzione pare che in quella mansarda ci sia un forno utilizzato nelle scorse ore per cucinare delle pizze. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri e personale del 118.

Diocesi di Trapani a lutto è deceduto don Vincenzo Vivona

Calatafimi – Diocesi in lutto per la morte di Don Vincenzo Vivona, sacerdote di Calatafimi dov’era nato il 10 gennaio del 1942, era stato ordinato sacerdote il 25 luglio del 1965.

Don Vincenzo Vivona è stato parroco a Locogrande ma prima ancora lo è stato a Calatafimi, nella parrocchia di San Giuliano diventata negli anni la casa di molti giovani del paese. Ha poi servito la comunità diocesana in altre parrocchie. Negli ultimi anni si trovava ad Alcamo e recentemente era il cappellano del monastero delle benedettine.

Tanti i messaggi di cordoglio… “Un’altra esperienza di vita che se ne va ma, rimangono i ricordi e, non è poco Padre n’Zino”. ” Riposi in pace padre Enzino, è stato per me un bravissimissimo Prete”.

La Cassazione conferma il carcere duro per Filippo Graviano

Roma – Rimane al carcere duro con il regime del 41 bis il boss Filippo Graviano. La Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso del boss stragista. Il capomafia di Brancaccio rimane quindi al carcere duro, con un regime di detenzione differenziato e pensato proprio per i capi delle cosche, i killer appartenenti alle mafie e i terroristi.

I giudici senza entrare nel merito del ricorso, hanno confermato la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma, che si era pronunciato a maggio, negando quanto sostenuto da Graviano e cioè che fosse stato reciso il collegamento concreto e attuale tra il detenuto e l’ambiente esterno, gli uomini liberi del suo clan.

La dissociazione da Cosa nostra, dichiarata pubblicamente da Filippo Graviano nel 2021, non equivale a collaborazione e per questo i magistrati scrivono: “Gli accertati contatti con il clan di appartenenza, mantenuti attraverso alcuni familiari, potrebbero far rischiare il loro ripristino e la mancanza di una reale dissociazione dal contesto criminoso”.

Per la Cassazione il 41 bis non è uno strumento punitivo, ma uno strumento necessario per impedire i collegamenti con l’esterno e con le realtà criminali. Filippo Graviano, col fratello Giuseppe, è considerato tra i mandanti delle stragi del ’92 e del ’93 ed è stato condannato all’ergastolo anche per l’omicidio del parroco di Brancaccio, padre Pino Puglisi, oggi Beato della Chiesa.

Paceco. Incidente sul lavoro, muore schiacciato dal trattore

Paceco – Un sindacalista, Maurizio Scuderi, ha perso la vita in incidente sul lavoro verificatosi, ieri, nelle campagne di Paceco. Aveva 55 anni ed era un lavoratore forestale. Lascia la moglie e due figli.
La tragedia in un appezzamento di terreno di sua proprietà. Era su un trattore, quando il mezzo agricolo si è ribaltato, schiacciandolo. Maurizio Scuderi faceva parte della Flai Cgil di Trapani

Inchiesta carcere Pietro Cerulli. Restano agli arresti gli undici agenti della penitenziaria

Trapani – Rimangono ai domiciliari gli undici agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere Pietro Cerulli di Trapani, coinvolti nel blitz di mercoledì degli investigatori del Nic (Nucleo investigativo centrale, incardinato nell’ambito dell’Ufficio del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).

Arresti convalidati per tutti. Si tratta dell’operazione che ha svelato una serie di abusi e torture ai danni di detenuti rinchiusi del reparto Blu, quello per l’isolamento, del penitenziario trapanese. Degli undici a cui il gip, giudice Giancarlo Caruso, aveva disposto i domiciliari, solo uno ha risposto alle domande, gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Lunedì e martedì sarà poi la volta degli interrogatori di garanzia dei 14 colleghi che su disposizione del Gip è scattata la misura cautelare della sospensione dal servizio. Gli indagati sono complessivamente 46.

Lo scenario è angosciante e lo è ancora di più per un altro particolare indicato dal procuratore della Repubblica di Trapani, Gabriele Paci: non tutti gli agenti erano violenti, ma tra gli agenti penitenziari c’era chi era a conoscenza di quello che accadeva all’interno di questa sezione del carcere, «ma non ha mai denunciato avendo invece il dovere di farlo».t

Palermo, controlli della polizia nel centro della città metropolitana

Palermo – La Questura di Palermo ha pianificato, anche nel corso degli ultimi giorni, un controllo certosino del territorio ricadente nell’ampio porzione del centro storico cittadino. Con continuità, pattuglie di polizia hanno presidiato e presidieranno il territorio interessato, anche in questo periodo dell’anno, da rilevanti flussi turistici, secondo le linee guida dei “controlli presidiari”, dispositivi volti alla perlustrazione di itinerari con particolare riferimento alle aree interessate da densità demografica e dall’erogazione di servizi pubblici come quelle ospedaliere, così da assicurare la visibilità ed una capillare “prossimità” della Polizia di Stato alla cittadinanza.

Il perimetro dell’area interessato dai pattugliamenti di polizia, vigilanze dinamiche e posti di osservazione, è ampio e lunga è la lista delle vie ricadenti: il “percorso arabo-normanno”, piazza Villena, via Maqueda, c.so Vittorio Emanuele, piazza S.Antonino, piazza Giulio Cesare, via Roma, via Ruggero Settimo, piazza Regalmici, piazza Verdi, piazza Castelnuovo, via Cavour, piazza Sturzo, piazza Indipendenza, Palazzo d’Orleans e via del Bastione.

I servizi riguardano anche zone considerate nevralgiche per la sicurezza e la percezione di sicurezza dei cittadini come quella della stazione ferroviaria centrale e quella percorsa dagli assi viari che, dalle adiacenze di quell’area, raggiungono piazza Villena ed il mercato di Ballarò.

Particolare attenzione, in via Maqueda “bassa”, è stata rivolta alla prevenzione dei reati, alla identificazione di 18 persone, di cui 5 con precedenti di polizia. Nei confronti di un cittadino straniero, risultato irregolare sul territorio nazionale, si è avviato l’iter per le procedure di espulsione.

In considerazione di episodi di polizia giudiziaria risalenti nel tempo e che avevano fatto registrare, nella zona di via Maqueda “bassa”, casi di spaccio, le pattuglie di polizia hanno ritenuto di presidiare la zona con l’ausilio di unità cinofile antidroga del locale reparto cinofili, afferente l’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico. Le unità cinofile hanno manifestato segnali inequivocabili riconducibili alla presenza di stupefacente all’altezza di un appartamento apparentemente abbandonato nei pressi dell’intersezione con via delle Case Nuove. La perquisizione dei poliziotti ha confermato i sospetti. Si sono, infatti rivenuti mezzo panetto del peso di, circa, 50 grammi di hashish, una bustina di 11 grammi di anfetamine, un bilancino digitale e 70 bustine utili al confezionamento di dosi di droga. Tutto è stato posto sotto sequestro ed indagini sono in corso per risalire all’utilizzatore dell’immobile, certamente adibito a covo per la preparazione e lo smercio di stupefacenti.

Aggrediscono un connazionale, quattro tunisini denunciati

Castelvetrano – Avrebbero pestato un connazionale. Quattro tunisini, di età compresa tra 1 18 e i 42 anni, sono stati denunciati dai carabinieri di Castelvetrano. L’episodio di violenza si è consumato nella zona del centro storico. Colpita con un bastone e tempestata di calci e pugni la vittima è rimasta riversa sul ciglio della strada priva di conoscenza.

I carabinieri sono intervenuti in seguito ad una segnalazione pervenuta al 112. Giunti nella zona antica della città belicina, hanno rinvenuto il tunisino riverso sul ciglio della strada. P Il nord-africano è stato accompagnato, in ambulanza, al pronto soccorso dell’ospedale. Ha riportato fratture in diverse parti del copro, giudicate guaribili in trenta giorni. Ad incastrare gli aggressori, le immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza collocate nella zona, teatro della violenza.

L’edificio in questione è una abitazione stagionale al momento dell’incendio era presente all’interno dell’immobile il genero dei proprietari; non ci sono stati feriti. L’opera del personale dei vigili del fuoco ha consentito di limitare l’incendio alla sola copertura e ai locali sottostanti (sottotetto) evitando che si propagasse all’appartamento posto al piano terra.

Panico ieri sera a Pollina per un incendio

Pollina (Palermo) – Nella tarda serata di ieri intorno alle 22 due squadre del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Palermo, sono intervenute in località Pollina bivio Montenereo per un incendio che ha interessato la copertura a falde di un edificio isolato che si sviluppa su due elevazioni.

Sono state necessarie alcune ore di lavoro per riuscire ad estinguere l’incendio che ha interssato l’intera copertura realizzata in legno e i locali sottostanti. Sul posto erano presenti anche i carabinieri della stazione di Pollina.

Portoferraio. Sequestrata una tonnellata di specie ittiche a peschereccio mazarese

Portoferraio – (Isola D’Elba) – Personale della Capitaneria di Porto di Portoferraio ha provveduto ad effettuare un controllo allo sbarco ad un motopeschereccio appartenente alla flotta di Mazara del Vallo sanzionandolo per un importo complessivo di 2.000 euro, con il conseguente sequestro di una tonnellata di prodotto ittico. L’attività è stata effettuata su segnalazione e coordinamento degli ispettori del Centro Controllo Area Pesca (2°CCAP) della Direzione Marittima di Livorno, sulla base di una preliminare verifica incrociata effettuata tramite i sistemi in uso al Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera.

Il peschereccio era stato intercettato dagli ispettori, nelle acque Toscane, mentre era intento in attività di pesca a strascico per la cattura di specie di profondità, senza essere iscritto nell’apposito elenco ministeriale delle navi autorizzate a pescare nelle acque del Tirreno centro/settentrionale.

Il prodotto ittico pescato illegalmente è stato sottoposto a sequestro amministrativo, e, una volta concluso il previsto iter amministrativo, verrà donato in beneficienza ad enti caritatevoli della regione Toscana.

L’operazione si inserisce nell’ambito della continua e costante attività di vigilanza che il Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera mette in atto per contrastare le attività illegali maggiormente impattanti sullo sforzo di pesca e sull’ambiente, con lo scopo di garantire la tutela del consumatore, della concorrenza economica leale, lo sfruttamento sostenibile della risorsa ittica e la difesa dell’ambiente marino e della sua biodiversità.

Gli uomini e le donne della Capitaneria di porto di Portoferraio svolgono, ogni giorno, interventi finalizzati a verificare la regolarità di tutte le attività che coinvolgono la filiera ittica, dalla cattura alla somministrazione, per la tutela del consumatore finale ed in favore delle imprese del settore che operano nel rispetto delle regole.

Un appello per chiedere giustizia per Achille e Blanco

Mazara del Vallo – Oltre un mese fa la macabra scoperta in un uliveto di contrada Santa Maria a Mazara venivano rinvenuti Achille e Blanco, barbaramente uccisi. I due cuccioli erano spariti dalla città un mese prima del ritrovamento. Una vicenda che ancora oggi desta profonda tristezza per il modo in cui i due animali che nulla facevano di male, sono stati ammazzati.

La sezione di Mazara del Vallo dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) legale l’avvocato Antonio Giulio Alagna ha presentato esposto querela con la volontà di arrivare ai colpevoli.

Il ritrovamento in quel campo è stato agghiacciante, un cimitero di animali a cielo aperto dato che lì erano presenti anche altre carcasse di animali tra pecore, agnelli, galline e perfino un animale bruciato. Achille e Blanco erano cani di quartiere, che, dopo essere stati sterilizzati, erano stati reintrodotti nel territorio e da anni abitavano le vie di Mazara del Vallo. Erano compagni inseparabili, avevano un loro percorso ben preciso ed erano soliti frequentare supermercati e attività commerciali site tra via Falcone, via Salemi, via Castelvetrano e via Val Di Mazara. I due adottati dall’intera comunità si fidavano delle persone e, magari, si sono fidati anche del proprio carnefice tanto che erano scomparsi già da un mese quando è avvenuto il tragico ritrovamento avvenuto dopo giorni di ricerca compiuta dai volontari Enpa unitamente ai cittadini che hanno avuto a cuore Achille e Blanco.

Entrambi si sono rinvenuti in avanzato stato di decomposizione e sono stati riconosciuti solo tramite il microchip. E proprio per ricordare i due cani, la sezione di Mazara di Enpa e associazione Animali nel cuore hanno anche organizzato una manifestazione domenica 27 ottobre, un corteo partito da piazza Mokarta che si è sviluppato per le principali arterie della città, come Corso Umberto I e via Salemi, per sensibilizzare l’opinione pubblica e continuare a chiedere giustizia.

Inoltre l’Enpa di Mazara del Vallo ha voluto lanciare un forte appello alla giustizia per proteggere gli animali e perseguire i responsabili di tali crimini. Un momento di riflessione per l’intera collettività che ha potuto così esprimere il proprio dolore e la propria indignazione per la perdita dei due amici a quattro zampe. Adesso la sezione di Mazara del Vallo dell’Enpa lancia un nuovo appello: “Noi soffriamo ancora – ha spiegato la presidente Loredana Zummo – per la mancanza di questi due cani che erano oggetto di amore verso tante persone perché loro sapevano dare amore. Questa mancanza e questo problema non ancora risolto della loro uccisione per noi è drammatico. Le indagini vanno avanti grazie alle forze dell’ordine, ma lanciamo un appello: chiunque sia testimone deve parlare e denunciare. Questi cani devono avere giustizia, la cosa non può morire così. Deve essere fatta giustizia e le persone devono dire ciò che sanno. Siamo in una fase molto delicata, molto importante, è necessario che chi sa parli”.

L’avvocato Antonio Giulio Alagna ha poi spiegato: “Nella qualità di legale della sezione di Mazara del Vallo di Enpa, abbiamo analizzato le norme che possono invocare e gridare alla giustizia. Esse si rintracciano nel dispositivo dell’art. 544 bis del Codice Penale che sancisce che ‘chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni. La ratio legis di questa normativa è volta a garantire il rispetto del sentimento degli animali, inteso come sentimento di pietà”.

“Il grido di giustizia che fanno sentire Achille e Blanco – prosegue l’avv. Alagna – è attuale quanto lo è il giorno del ritrovamento dalla loro scomparsa. Quello che chiediamo è una certa collaborazione con le forze dell’ordine e con gli inquirenti, per trovare e condannare chi ha compiuto questi vili atti. Chiediamo un forte gesto di coraggio alle persone e a chi sa di dissociarsi e prendere le distanze, riferendo ciò di cui è a conoscenza. Un sentito ringraziamento lo faccio al Comando dei Carabinieri e alle forze dell’ordine di Mazara del Vallo, baluardi della giustizia ed eccelsi professionisti a protezione della legalità. L’empatia dimostrata in questi giorni, in queste tristi vicende li ha contraddistinti di enorme umanità”. “Ciò che chiedono i miei assistiti – conclude l’avv. Antonio Giulio Alagna – è ciò che chiederebbe chiunque sia in grado di percepire il dolore per quel sentimento sancito dalla norma giuridica che reprime questi comportamenti”.