La madre di Larimar: ‘L’hanno uccisa e so chi è stato’

“Non si esclude l’omicidio, perché è impossibile che una ragazza di quindici anni usi quel metodo così violento per togliersi la vita.
E lo dimostra il modo in cui è stata trovata. Abbiamo dei sospetti su chi possa essere stato perché abbiamo scoperto che mia figlia è stata minacciata di morte, quel giorno a scuola. Non posso dire su chi cadono i miei sospetti. Ho parlato con gli inquirenti. Abbiamo fatto nomi e cognomi.” Lo ha detto la madre di Larimar Annaloro, la quindicenne trovata impiccata a un albero del giardino, due settimane fa, a Piazza Armerina (Enna) nel corso della trasmissione “Mattino 4” condotta da Federica Panicucci e Francesco Poletti.

C’erano segni di corda attorno ai piedi e alla pancia di Larimar. La ragazza aveva la vertebra cervicale intatta e le mani libere. Particolari che complicano il caso perchè è singolare che l’adolescente non abbia istintivamente cercato di liberarsi la gola per non soffocare. E c’è un’altra circostanza anomala: le scarpe di Larimar erano pulite, nonostante per raggiungere la pianta abbia calpestato la terra del giardino.
La Procura dei Minori di Caltanissetta, pur proseguendo gli accertamenti, continua a indagare per istigazione al suicidio.
“Aveva collo, addome e piedi legati da una corda, era in ginocchio, con doppio cappio al collo”, dice la madre della quindicenne. E’ stata lei a scoprire il corpo e a slegarlo. Il suo racconto è confermato dall’autopsia che ha riscontrato i segni dei lacci sul cadavere. “Era come in ginocchio – ha ripetuto per giorni – la testa appoggiata alla corda. Era come dormisse”.

Il fascicolo aperto dai magistrati sarebbe ancora a carico di ignoti. Ma nei giorni scorsi i pm hanno sequestrato i cellulari di otto amici e conoscenti della vittima a caccia di indizi. In particolare si indaga per capire se dietro al gesto della ragazza, possa esserci il timore che venissero diffuse sue foto intime. La quindicenne, che si era trasferita lo sorso anno da un paese del varesotto con la famiglia, poco prima di morire aveva litigato a scuola con una compagna che l’accusava di aver avuto un rapporto col suo ex. Nella lite aveva coinvolto anche il ragazzo che davanti ad altri studenti avrebbe confermato la circostanza, raccontando di essere stato ubriaco.
Larimar molto scossa ha chiesto di poter uscire prima della fine delle lezioni. Non appena salita sulla macchina dei genitori, che erano andati a prenderla, avrebbe detto alla madre: “E’ successa una cosa brutta”. Tornati a casa – i genitori sono usciti per fare una commissione – hanno trovato la figlia morta.

Qualche giorno fa il ragazzo “conteso” sarebbe stato aggredito perchè accusato di essere l’autore delle immagini intime che circolerebbero nelle chat .
La legale della famiglia della quindicenne, l’avvocata Milena Ruffini, ha annunciato indagini difensive e nei giorni scorsi ha chiesto ufficialmente un incontro alla preside della scuola delle due studentesse senza avere risposta. “Stiamo compiendo accertamenti su quanto acquisito, solo a quel punto decideremo se procedere con una denuncia”, ha fatto sapere. “Impossibile che mia figlia si sia uccisa. Era brava a scuola, brava nello sport, molto socievole, molto solare. Era di sani principi, sempre piena di vita”, ha detto il padre nel corso della trasmissione “E’ sempre cartabianca” raccontando come la figlia, la sera prima di morire, progettasse un viaggio con la famiglia. “Mia sorella era un po’ diversa dalle ragazzine che trovi qua – ha detto all’ANSA una delle sorelle .- E’ arrivata qua ed è stato al centro dell’attenzione. Qualcuno nutriva rancore nei suoi confronti”.

Auto contro guard rail a Palermo, morto automobilista

Un uomo di 32 anni, Gianluca Billitteri, è morto la scorsa notte in un incidente stradale a Palermo in viale Regione Siciliana a Palermo nei pressi di corso Calatafimi.
L’uomo viaggiava a bordo di un’Alfa Romeo 159.
L’auto è finita contro il guard-rail ed è uscita fuori strada.
Sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso e gli agenti della polizia municipale che hanno eseguito i rilievi.
La strada è stata chiusa per ore per consentire i soccorsi.

Furto di cavi elettrici a Marsala

Ammonta a circa 20 mila euro il danno causato al Comune di Marsala per il furto di cavi elettrici interrati lungo la SP 24, Misilla-Paolini. Ne sono stati rubati circa 2 chilometri, dopo avere divelto i pozzetti d’ispezione. In quella strada era giunta in sopralluogo la squadra di manutenzione, allertata dagli Uffici che avevano segnalato un guasto alla pubblica illuminazione.

L’Assessorato ai Lavori Pubblici, diretto da Ivan Gerardi, procederà ora alla denuncia alle Forze dell’Ordine e, subito dopo, dovrà reperire ulteriori risorse per fronteggiare questo nuovo atto delinquenziale.

Arrestato dai Carabinieri per atti sessuali sulle figlie minorenni [VIDEO]

I Carabinieri della Compagnia di Sant’Agata di Militello hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Patti, su conforme richiesta della Procura, nei confronti di un uomo, già noto alle Forze di Polizia, destinatario della misura degli arresti domiciliari, in ordine ai reati di violenza sessuale aggravata su minori.

Il provvedimento cautelare è il risultato degli esiti di un’indagine condotta dai Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Sant’Agata e della Stazione di Naso, coordinata dalla Procura della Repubblica di Patti, guidata dal Procuratore dott. Angelo Vittorio Cavallo, da cui sarebbero emerse responsabilità a carico dell’individuo, in ordine a presunti atti sessuali in danno delle due figlie entrambe sotto i 14 anni, fatti denunciati, nell’ottobre 2024, dalla madre delle due ragazze ed ex convivente dell’indagato.

L’attività investigativa, sviluppata attraverso intercettazioni ed altri accertamenti, ha permesso di documentare le presunte condotte illecite da parte dell’indagato che, in tempi diversi, a partire dal 2021, avrebbe compiuto azioni con l’intento di costringere le proprie figlie a subire atti sessuali.

Dalle indagini è emerso che l’uomo, per obbligare le figlie ad assecondare le sue richieste a sfondo sessuale, avrebbe tentato di circuirle lamentandosi che le mancava la compagna, nonché madre delle vittime, il tutto mentre palpeggiava le loro parti intime.

I gravi indizi di colpevolezza emersi dall’attività investigativa dei militari dell’Arma, sono stati concordati dal GIP del Tribunale di Patti che ha emesso il provvedimento cautelare, eseguito dai Carabinieri nei confronti dell’indagato che ora si trova ristretto agli arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Quanto sopra, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito e nel rispetto dei diritti degli indagati, che, in considerazione dell’attuale fase delle indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti le responsabilità e con la precisazione che il giudizio, che si svolgerà in contraddittorio con le parti e le difese davanti al giudice terzo ed imparziale, potrà concludersi anche con la prova dell’assenza di ogni forma di responsabilità in capo allo stesso indagato.

Violenze nel carcere Pietro Cerulli, le reazioni [VIDEO]

Trapani – Dopo il blitz che ieri ha portato ai domiciliari 11 agenti della polizia penitenziaria e 14 sono stati invece sospesi dalla polizia penitenziaria arrivano le reazioni.

Le reazioni

La senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il giovane ucciso a Roma il 22 ottobre 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare (il 4 aprile 2022 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva due carabinieri) commenta l’inchiesta sul carcere di Trapani. «Ancora agenti della polizia penitenziaria accusati di violenze e torture, questa volta a Trapani. Una cosa gravissima. Ormai non c’è regione d’Italia dove le mele marce della polizia penitenziaria non siano accusate di abusi e comportamenti violenti ai danni dei carcerati. Poche mele marce che però infangano l’intero corpo della polizia penitenziaria. Anche dopo questa ennesima inchiesta della magistratura che ha portato agli arresti domiciliari 11 agenti e alla sospensione dal servizio per altri 14 il sottosegretario Delmastro prova gioia intima?».
«È ora di dire basta alle torture in carcere. Chiediamo al ministro Nordio – aggiunge – di intervenire, ma soprattutto chiediamo alla maggioranza di fermarsi con le disposizioni del ddl Sicurezza che peggioreranno la situazione negli istituti penitenziari».

«Il reato di tortura ha rotto il muro di omertà». Così il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella, commenta gli arresti degli agenti penitenziari a Trapani.
«Quanto emerso in queste ore relativamente a quello che è accaduto nel carcere di Trapani, dove 46 persone sono indagate per vari reati, tra cui quello di tortura, segnala ancora una volta quanto questo reato sia fondamentale, per diverse ragioni – dice Gonnella -. Da una parte per perseguire i responsabili di questo crimine. Dall’altra, nel far sentire il supporto dello Stato alle persone che subiscono torture o violenze in carcere che oggi, molto più di prima, tendono a denunciare questi episodi. Per ultimo, anche per rompere il muro di omertà che troppo spesso in casi simili si creava in passato». «Come già accaduto in altri casi – aggiunge – l’indagine, scattata dopo alcune denunce effettuate dalle persone detenute, è stata condotta dal nucleo investigativo della polizia penitenziaria, nel caso specifico quello regionale di Palermo, coordinato dal nucleo investigativo centrale».

Cresce l’indignazione per le vicende accadute nel carcere di Trapani. Il senatore del Partito Democratico Walter Verini ha richiesto che il ministro della Giustizia Carlo Nordio riferisca in aula per chiarire la posizione del governo e le azioni intraprese a seguito dello scandalo. Le dichiarazioni di Verini – “Le notizie che arrivano da Trapani sono sconvolgenti e richiedono una risposta immediata. È necessario che il ministro Nordio si presenti in Senato per prendere le distanze dalle dichiarazioni disumane e incostituzionali del sottosegretario Delmastro Delle Vedove. Se il ministro non lo farà, si renderà complice di una visione che mina i principi fondamentali dello Stato di diritto,” ha dichiarato Verini durante un intervento nell’Aula del Senato. Il riferimento è alle recenti affermazioni di Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia, che hanno sollevato un’ondata di polemiche per il tono sprezzante nei confronti dei diritti dei detenuti.

Anche Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali, ha chiesto l’intervento del ministro Nordio: “Gli arresti e le accuse di tortura non possono essere sottovalutati. Il Parlamento deve sapere se il ministro intende ancora proporre modifiche al reato di tortura, come ipotizzato in passato.”

Un caso che scuote il sistema penitenziario – L’arresto degli agenti penitenziari e le accuse mosse a loro carico riaccendono il dibattito sulle condizioni di detenzione in Italia e sul rispetto dei diritti umani nei penitenziari. La vicenda di Trapani si aggiunge a una serie di scandali che negli ultimi anni hanno sollevato preoccupazioni sul comportamento di alcune frange delle forze di sicurezza all’interno delle carceri. La questione verrà probabilmente affrontata in Parlamento nei prossimi giorni, con l’attenzione rivolta non solo alle responsabilità individuali, ma anche al ruolo delle istituzioni nel garantire che simili episodi non si ripetano.

«Il reato di tortura ha rotto il muro di omertà». Così il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella, commenta gli arresti degli agenti a Trapani. «Quanto emerso in queste ore relativamente a quello che è accaduto nel carcere di Trapani, dove 46 persone sono indagate per vari reati, tra cui quello di tortura, segnala ancora una volta quanto questo reato sia fondamentale, per diverse ragioni – dice Gonnella -. Da una parte per perseguire i responsabili di questo crimine. Dall’altra, nel far sentire il supporto dello Stato alle persone che subiscono torture o violenze in carcere che oggi, molto più di prima, tendono a denunciare questi episodi. Per ultimo, anche per rompere il muro di omertà che troppo spesso in casi simili si creava in passato». «Come già accaduto in altri casi – aggiunge – l’indagine, scattata dopo alcune denunce effettuate dalle persone detenute, è stata condotta dal nucleo investigativo della polizia penitenziaria, nel caso specifico quello regionale di Palermo, coordinato dal nucleo investigativo centrale». «Ora ci auguriamo che si faccia piena chiarezza su quanto accaduto, riconoscendo in sede di indagini e processuale le eventuali responsabilità. Non possiamo però che esprimere soddisfazione nel sapere che all’interno dell’Amministrazione penitenziaria ci siano professionalità in grado di far respirare le persone detenute, riconoscendo i loro inalienabili diritti“ conclude Gonnella.

Sequestrati a Marsala dalla guardia di finanza giocattoli e profumi contraffatti

Marsala – I finanzieri della Compagnia di Marsala hanno effettuato nel corso di una serie di controlli un sequestro di oltre 1700 articoli di note marche e brand, contraffatti. Valore 30 mila euro.

In particolare, le Fiamme Gialle marsalesi hanno rivolto l’attenzione a piattaforme di e-commerce individuando due coniugi dediti alla vendita online di giocattoli (tra cui palloni di calcio di famose squadre italiane) e profumi recanti marchi di noti brand nazionali ed esteri di presumibile provenienza illecita.

La successiva attività investigativa ha fatto emergere come i due coniugi fossero anche attivi nel commercio ambulante, soprattutto presso i locali mercatini settimanali. Pertanto, è stata effettuata la perquisizione degli immobili e dei veicoli riconducibili ai due commercianti, che ha permesso di individuare un vero e proprio deposito.

La Camera Penale di Trapani interviene dopo il blitz al Carcere Pietro Cerulli

Trapani – Il direttivo di Camera penale, a seguito dei provvedimenti adottati dall’Autorità giudiziaria nei confronti di alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria in servizio presso la locale “casa circondariale”, prescindendo da ogni valutazione di merito, ad oggi assistita dalla presunzione di non colpevolezza, coglie l’occasione per stigmatizzare con forza le disumane condizioni in cui versano gli istituti di pena italiani e quello trapanese in particolare, nella sostanziale indifferenza della classe politica, che anzi manifesta adesione emotiva ad episodi di lesione della dignità umana.

Il numero di detenuti in Italia, al 30.10.2024, ha raggiunto la cifra di 62.110 persone, con un trend in costante crescita, le morti ascritte a suicidio quest’anno sono già ben 81, il corpo di polizia penitenziaria è spesso sottorganico, come nel carcere trapanese, associazioni indipendenti hanno, negli anni, accertato condizioni invivibili di intere sezioni, come nel caso di quella trapanese in cui si sarebbero consumati i fatti ascritti, a vario titolo agli indagati, tra i ristretti vi sono anche detenuti in condizioni psichiatriche incompatibili con la reclusione.

A fronte di un tale deficit democratico, questo direttivo richiama le autorità competenti ad adottare interventi strutturali urgenti idonei a ripristinare le condizioni costituzionali di espiazione della pena e di sottoposizione alla custodia cautelare, sperando di non disturbare l’intimo godimento di alcuno, soprattutto di chi, attualmente, ricopre le funzioni di sottosegretario alla giustizia del Governo.

Violenza nel carcere Pietro Cerulli: il Codacons pronto a costituirsi parte offesa

Trapani – In merito ai gravissimi fatti emersi dall’inchiesta sul carcere Pietro Cerulli di Trapani, che ha portato all’arresto di 11 agenti di custodia e alla sospensione di altri 14, il Codacons scende in campo e si costituisce parte offesa nell’ambito del procedimento giudiziario.

L’avvocato Danilo Frattagli, presidente provinciale del Codacons di Trapani, ha ricevuto mandato dall’associazione di procedere formalmente per la costituzione di parte offesa, al fine di tutelare i diritti dei detenuti che hanno subito maltrattamenti.

I 25 poliziotti penitenziari sarebbero accusati a vario titolo di reati quali tortura, abuso d’autorità contro i detenuti e falso ideologico. Le accuse, che vedono un totale di 46 indagati, sarebbero state confermate dalle riprese effettuate in seguito all’installazione di telecamere in aree precedentemente non sorvegliate. Il Codacons rende noto sin d’ora la propria disponibilità ad assistere tutte le vittime di questi presunti abusi, garantendo loro supporto legale e tutela dei diritti.

“Se confermate, tali condotte configurano una grave violazione delle norme che sorreggono le funzioni pubbliche a cui devono sottostare gli agenti che dovrebbero tutelare la dignità e i diritti di ogni individuo, anche di chi si trova in stato di detenzione. Per questo motivo, chiediamo che i responsabili vengano destituiti dal servizio e perseguiti con la massima severità prevista dalla legge,” conclude il Codacons.

In manette rapinatore seriale ad Alcamo, le sue vittime persone anziane

Alcamo – Misura cautela in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Trapani, nei confronti, di un cittadino marocchino resosi responsabile di numerose rapine. La misura è stata eseguita dagli agenti del Commissariato di Alcamo.

La misura origina da una scrupolosa attività svolta dagli agenti della squadra investigativa del Commissariato di Alcamo. Tra la fine del mese di settembre ed i primi giorni del mese di novembre, principalmente nel centro storico della città di Alcamo, si sono registrati molteplici furti in abitazione ed ad esercizi commerciali, nonché rapine in pregiudizio di anziane donne che, proprio per la loro vulnerabilità, erano facili “prede” da colpire. Destando particolare preoccupazione nella cittadinanza.

Alla luce di due gravi rapine consumate tra la fine di settembre e la metà di ottobre ai danni di due anziane signore, di anni 82 e 87, gli agenti della squadra investigativa del Commissariato di Alcamo, sulla base delle dinamiche raccontate dalle vittime, hanno rilevato come gli eventi in argomenti fossero riconducibili ad un unico autore che agiva in solitaria. Il lungo e attento esame di numerosi filmati acquisiti da diversi sistemi di sorveglianza ha consentito di individuare l’autore delle rapine in un cittadino extracomunitario di nazionalità marocchina di anni 39, senza fissa dimora, che, peraltro, è stato identificato da una delle vittime dopo un riconoscimento fotografico. Le risultanze della certosina attività d’indagine sono state rappresentate all’Autorità giudiziaria che ha chiesto ed ottenuto dal Gip del Tribunale di Trapani la misura cautelare personale della custodia in carcere. I poliziotti hanno fermato il cittadino straniero presso l’autostazione dei pullman in procinto di lasciare Alcamo ed hanno, dato corso alla misura cautelare.

La seconda misura cautelare degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico, eseguita ancora dagli agenti del commissariato di Alcamo, è stata emessa dalla Corte di Appello di Palermo nei confronti di un pregiudicato alcamese responsabile di numerosi furti ai danni di attività commerciali.

Il giovane alcamese sebbene già sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora con prescrizioni, aveva messo a segno una serie ininterrotta di furti – più di dieci quelli denunciati dalle vittime – in pregiudizio di esercizi commerciali, palestre, uffici comunali ed abitazioni. Dai fatti oggetto di indagine è emersa l’inidoneità della misura a cui risultava sottoposto il giovane e per i quali è stato richiesto l’aggravamento della stessa con quella custodiale domiciliare con applicazione del braccialetto elettronico.

Il maltempo flagella la Sicilia orientale, alluvione a Giarre [VIDEO]

Giarre – Una bomba d’acqua si è abbattuta questa mattina nel territorio di Giarre, senza risparmiare il tratto autostradale della Messina-Catania compreso tra Giarre e Fiumefreddo. Si circola con grande difficoltà in entrambe le direzioni: la carreggiata è completamente allagata.

Si calcola che nelle ultime sei ore gli accumuli pluviometrici hanno già raggiunto i 350mm, che vanno a sommarsi ai già ingenti accumuli dei giorni precedenti. Sono 700 i mm caduti negli ultimi cinque giorni, 1000mm negli ultimi dieci. Il paese è di fronte ad una situazione alluvionale, con le strade che si sono trasformate in torrenti impetuosi che scendono a valle, trascinando automobili e rovesciando furgoni. Allagati diversi sottopassi e scuole chiuse in provincia di Catania.

Allagamenti anche sul tratto autostradale della Messina-Catania tra Giarre e Fiumefreddo, dove si circola con grande difficoltà in entrambe le direzioni e la carreggiata è completamente allagata (Fonte Catania Today). Si segnalano inoltre alcune abitazioni completamente allagate ad Altarello di Riposto, poco a sud di Giarre. Anche qua la situazione è drammatica.