Revocata l’erogazione del reddito di cittadinanza a 90 persone

Caltanissetta – Revocata l’erogazione del redditto di cittadinanza per novanta persone, sia italiani sia stranieri, che avrebbero percepito, indebitamente, il sostegno economico per un importo complessivo di 600 mila euro. Il risultato di una indagine condotta dai militari della Guardia di finanza di Caltanissetta che hanno passato al setaccio la posizione dei percettori residenti a Caltanissetta, Gela e Mussomeli.

Gli accertamenti, come sottolineano i militari delle Fiamme gialle, sarebbero stati svolti “attraverso l’analisi documentale delle istanze e i successivi riscontri anche attraverso le Banche Dati disponibili”. Le ispezioni avrebbero consentito di individuare numerose persone che avrebbero falsamente attestato i requisiti necessari per fruire della misura assistenziale. Da qui, pertanto, la revoca e la restituzione delle somme percepite.

Dia. Confisca di beni per oltre 2 milioni di euro a imprenditore contiguo alla mafia gelese

Caltanissetta – La Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un decreto di confisca definitiva di beni, emesso dalla Corte di Appello – Sezione Misure di Prevenzione di Caltanissetta, nei confronti di un imprednitore vicino alla famiglia gelese di “cosa nostra” riconducibile al noto boss Giuseppe “Piddu” Madonia.

La misura, originata da una proposta del Direttore della D.I.A., era scaturita dalle risultanze di una articolata attività investigativa, eseguita dal Centro Operativo di Caltanissetta, che aveva consentito di poter accertare che l’indagato nella sua qualità di socio e/o amministratore di attività imprenditoriali, è risultato negli anni essere stato a disposizione della famiglia mafiosa di Gela, in rapporto sinallagmatico con la stessa, destinando a questa ingenti disponibilità finanziarie, in cambio di interventi finalizzati ad imporre le proprie forniture di inerti, utilizzando, per tale illecito scopo, il metodo delle sovrafatturazioni di forniture e/o di trasporti.

Oggetto di confisca una società di capitale operante nel settore della produzione di inerti, titolare tra l’altro di una grossa cava con impianto di estrazione, due quote di partecipazione societarie, 9 immobili tra i quali rileva una multiproprietà alle Isole Eolie, numerosi rapporti bancari, un autocarro, per un valore complessivo di 2,2 milioni di Euro.

L’odierno risultato si inserisce nell’ambito delle attività Istituzionali finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale.

La guardia di finanza sequestra beni ad appartenente alla mafia nissena

Caltanissetta – I militari della guardia di finanza di Caltanissetta ha posto sottosequestro una intera impresa con tutti i suoi rapporti bancari, patrimonio sociale e aziendale, e due immobili. Il decreto è stato emesso dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura nissena. Il destinatario era stato arrestato nell’ambito dell’ operazione Chimera e condannato per mafia con il rito abbreviato. Uno degli immobili sequestrati era arredato in modo sfarzoso con oggetti di antiquariato accompagnati da statue di animali. Valore complessivo stimato in circa 700 mila euro.

Tutti i beni sono ritenuti riconducibili ad un imprenditore che, secondo le accuse, rientrerebbe nella categoria dei soggetti connotati da “pericolosità qualificata”, come previsto dal Decreto Legislativo n. 159/2011, in quanto indiziato di appartenere al clan Sanfilippo della mafia Nissena. L’attività investigativa di aggressione patrimoniale è stata avviata su input della Dda, a seguito di quanto emerso nell’operazione antimafia chiamata “Chimera”, effettuata dal Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Gela.

Nell’ambito di quella inchiesta era emerso il ruolo del cittadino gelese quale referente della “stidda mazzarinese”, condannato, alla fine del processo abbreviato, alla pena di anni 16 di reclusione per traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso.

I controlli economici hanno riguardato la posizione reddituale del destinatario e dei familiari ed erano volte a verificare la effettiva disponibilità, la provenienza dei beni e la sproporzione del relativo valore rispetto ai redditi dichiarati in base alla attività lavorativa lecita.